RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE IN UMBRIA
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DELLA CAVA
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. Rinaturalizzazione e fioritura per ottenere un effetto rapido ed a basso costo: i gestori della cava hanno deciso di utilizzare specie erbacee a radicazione profonda con aggiunta di specie fiorifere, sementi di arbusti autoctoni e alberi autoctoni, per ottenere una rapida rinaturalizzazione e fioritura in questo modo hanno evitato: terrazzamenti, opere civili, apporto e sistemazione di terreno vegetale, impianto di irrigazione con relativa gestione, biostuoie, geocelle, georeti, mulch, matrici di fibre di legno legate e una continua manutenzione.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. La rinaturalizzazione e fioritura del fronte di cava si presentava con una pendenza compresa fra 45 e 70°. I costi per il ripristino tradizionale (terrazzamenti, terreno vegetale, trapianto di piante e arbusti, idrosemina tradizionale, biostuoia, impianto di irrigazione) avrebbe comportato per la proprietà costi proibitivi, vista anche l’impossibilità di arretrare il fronte di cava.
L’intervento di rinaturalizzazione e fioritura richiesto a PRATI ARMATI aveva come obiettivo quello di diminuire l’impatto ambientale del fronte di cava, inerbire quanto più possibile lo stesso, introdurre sementi di piante fiorifere, di arbusti ed alberi locali in modo da ottenere anche una rapida rinaturalizzazione e fioritura con arbusti ed alberi.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. L’intervento di rinaturalizzazione e fioritura è andato a regime in pochi mesi, continuando a migliorare nel tempo nonostante fra il 2010 e il 2013 si siano verificati periodi anomali di siccità con una delle estati più torride e prive di pioggia capitate in Umbria negli ultimi 50 anni precipitazioni che, nell’autunno 2012, hanno portato al suolo oltre 400 mm di acqua in pochi giorni devastando anche le zone circostanti, la rinaturalizzazione e fioritura della cava nonostante ciò non ha subito danni ne regressioni.
Tali calamità naturali non hanno minimamente compromesso l’intervento di rinaturalizzazione e fioritura che anzi è andato migliorando nel tempo.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. Il cantiere è stato oggetto di visite di studenti dell’Università di Perugia, delle autorità minerarie della provincia di Perugia e della regione Umbria suscitando un tale interesse e una tale ammirazione che le stesse autorità hanno indetto un seminario, tenutosi nel 2012 presso codeste autorità.
La tecnica di rinaturalizzazione e fioritura è stata presentata anche ad altri cavatori locali che hanno introdotto nei propri progetti varianti migliorative per rinaturalizzare le loro cave esauste, con vantaggi tecnici immediati e costi anche 10 volte inferiori alle tecniche tradizionali.
Molti cavatori hanno evidenziato come interventi eseguiti nel passato sulle proprie cave con tecniche rinaturalizzazione e fioritura di inerbimento e rinverdimento tradizionali, dopo un successo durato pochi mesi, siano man mano regredite fino a presentare un fallimento completo.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. Con i PRATI ARMATI invece è garantita una durata perenne dell’intervento che anzi progredisce e migliora con il passare degli anni e la naturalizzazione progredisce nel tempo.
La rinaturalizzazione e fioritura era l’obiettivo finale del progetto. La rinaturalizzazione e fioritura viene spesso effettuata in modo improprio. Esistono tecniche di rinaturalizzazione e fioritura , soprattutto di cave e miniere, ormai obsolete. I costi di questi tipi obsoleti di rinaturalizzazione e fioritura sono oltretutto molto costosi. La durata degli interventi classici di rinaturalizzazione e fioritura richiede inoltre molto tempo.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. Per rinaturalizzare si usano generalmente il trapianto di arbusti ed alberi.
Molto spesso per ottenere una buona rinaturalizzazione e fioritura si utilizza terreno vegetale.
La rinaturalizzazione e fioritura necessita spesso anche di supporti irrigui.
PRATI ARMATI utilizza invece una tecnica innovativa di rinaturalizzazione e fioritura.
Infatti PRATI ARMATI, per rinaturalizzare, aggiunge sementi di fiori, arbusti ed alberi alle sementi di PRATI ARMATI.
La naturalizzazione diventa così una successione ecologica naturale.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. I PRATI ARMATI bloccano l’erosione e la rinaturalizzazione e fioritura può avvenire in quanto le sementi di arbusti ed alberi hanno il tempo di germinare ed attecchire in un sito dove l’erosione è bloccata.
La rinaturalizzazione e fioritura così effettuata è durevole, naturale, ha un basso costo di impianto e pochi rischi per gli operatori.
Con la rinaturalizzazione e fioritura fatta con metodi tradizionali i fallimenti possono essere frequenti.
La rinaturalizzazione e fioritura forzata infatti va contro il ciclo naturale.
La rinaturalizzazione e fioritura avviene infatti per fasi, partendo da piante erbacee antierosive su cui poi crescono arbusti ed alberi: quando è forzata dall’uomo per ottenere un “pronto effetto”con trapianti, spesso fallisce.
RINATURALIZZAZIONE E FIORITURA DI UNA CAVA DI CALCARE. Ma la natura insegna che “nihil in natura advenit per saltus”.
L’obiettivo fondamentale delle scienze che operano nell’ambito della conservazione e riqualificazione ambientale, delle normative ad esse correlate che via via si stanno adottando in tutti i Paesi progrediti e delle relative procedure di attuazione, è quello di conoscere approfonditamente e contestualmente, conservare e proteggere le risorse ambientali nel loro complesso, secondo un equilibrato rapporto di valori, recuperando inoltre, per quanto possibile, il deterioramento del territorio provocato soprattutto nell’ultimo secolo. Per troppo tempo si sono privilegiate solo alcune componenti ambientali, tipicamente quelle antropiche di tipo socio-economico, senza il giusto rispetto per la conservazione delle risorse naturali a cominciare da quelle esauribili.
Tra i problemi ambientali di maggiore urgenza, quello rappresentato dalle cave dismesse si distingue per la notevole complessità degli aspetti e delle competenze coinvolte.
Per la bonifica delle aree di cava, intervento propedeutico al recupero con tecniche di rinaturalizzazione, è necessaria la predisposizione di un piano di risanamento mirato e sviluppato sulla base di una accurata campagna di indagini.
Gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere sono ovviamente funzione sia delle condizioni dell’area da recuperare, sia dell’ambiente circostante che giocoforza condiziona le scelte, sia, ma non in ordine di importanza, delle risorse economiche disponibili: fattore quest’ultimo che, come in ogni ipotesi progettuale, condiziona gli obiettivi, la scelta delle tecniche di recupero e i tempi di realizzazione dell’intervento.
La finalità dell’intervento è che si instauri quel lentissimo processo naturale di evoluzione verso il climax senza la necessità di azioni successive. L’intervento dell’uomo deve avere il solo scopo di accelerare i tempi di naturalizzazione del sito dismesso: infatti la natura da sola riuscirebbe a mitigare quella ferita prodotta dall’intervento estrattivo, ma con tempi molto lunghi se rapportati ai tempi biologici dell’uomo.
L’intervento si deve porre come primo obiettivo quello di mirare alla rinaturalizzazione del sito in tempi ragionevoli attraverso la simulazione o la ricostituzione di un ambiente naturale, un habitat che ospita la massima variabilità di organismi vegetali.
Altro aspetto da non trascurare è sicuramente la successiva manutenzione dell’area; le scelte potranno prediligere l’esigenza di un intervento che preveda una manutenzione ridotta al minimo indispensabile e concentrata nel primo anno di impianto. Accrescere la naturalità del sito, favorire la moltitudine di insetti, la varietà di ambienti, rispettare la naturalità del luogo, arricchire l’area, aggiungendo particolari, piante e sistemazioni, atte ad aumentare la variabilità ambientale aumenterà il naturale reinsediamento della micro fauna che consentirà la nidificazione dei piccoli uccelli insettivori; con il tempo si formeranno fitti cespugli di vegetazione intricata.
Il progetto non può quindi prescindere dalla profonda conoscenza delle specie vegetali autoctone, di quelle alloctone ed il loro utilizzo per l’uso ornamentale, oltre alla conoscenza di basi di biologia degli ecosistemi locali. Le specie vegetali autoctone e le loro cultivar offrono una gamma quasi infinita di possibilità per soddisfare ogni esigenza, sia estetica sia pratica, con il grande vantaggio di adattarsi meglio e più facilmente ad un ambiente ricostruito e di richiedere quindi minore manutenzione rispetto alle specie di altra provenienza.
E’ di primaria importanza, nella progettazione di un intervento di rinaturalizzazione, considerare l’ambiente in cui esso è inserito. Il clima, il paesaggio, le tipologie vegetali presenti cambiano molto man mano che ci si sposta lungo la penisola, e la sistemazione del sito dovrebbe integrarsi perfettamente e in maniera armoniosa in essi. E’ noto inoltre che lo stesso verrà influenzato dal quadro naturale circostante: è bene quindi valutare tutti gli elementi che compongono il paesaggio limitrofo. Tutto ciò servirà a raggiungere lo scopo di creare qualcosa di armonico.
E’ importante creare un’area che si fonda perfettamente con lo spirito del luogo in modo da non dare adito a “fratture” a forte impatto visivo, fermo restando l’obiettivo principale che è quello di bonificare e rinaturalizzare la sede della cava in disuso.
Da non sottovalutare l’azione del vento che d’inverno acuisce l’effetto del freddo e d’estate con l’aumento della traspirazione determina notevoli problemi.
La scelta dovrà essere indirizzata verso specie autoctone arboree, erbacee ed arbustive ad alto valore ecologico e biologico e a protezione dagli elementi di disturbo. E’ la progettazione vera e propria dell’intervento che tiene conto dell’esistente e cerca di neutralizzare o attenuare quegli elementi che impediscono l’evoluzione naturale verso il climax. L’intervento può comportare l’impianto di specie pioniere ad alto valore ecologico e la difesa meccanica del suolo. Sarà utile un monitoraggio, a scadenze stabilite, delle conseguenze dell’intervento, comparsa di individui provenienti da aree adiacenti, e la loro naturale evoluzione.
In sostanza, i principi da adottare per la progettazione della sistemazione del sito devo-no soddisfare contemporaneamente la duplice esigenza dell’ambiente naturale, basandosi soprattutto su di un’ampia e solida conoscenza delle specie vegetali, e la creazione di spazi cespugliati alternati a quelli aperti, l’impiego e la disposizione degli arbusti e delle specie erbacee perenni ed annuali, le sapienti proporzioni tra le specie sempreverdi e caducifoglie, sono i principi guida alla base del corretto approccio alla progettazione naturalistica di uno spazio.
Negli anni dovrà rappresentare un ambiente vario, che offra molte e diverse fonti di cibo (insetti, semi, frutti), rifugio (cespugli, siepi, rampicanti), con differenziate situazioni, ricco di piante indigene nei diversi strati vegetazionali: un ambiente che simuli in pratica l’habitat naturale per sua natura pluristratificato.
Vanno individuate e scelte piante pioniere che devono essere in grado di sopravvivere su terreni impoveriti ed esposti a forte irraggiamento solare dovuto alla scarsa copertura arborea, siccità prolungata nel periodo estivo, sbalzi di temperatura, chimismo alterato del suolo.
L’intervento di sistemazione del sito si inserisce nella fase progettuale seguente la realizzazione di strutture ed infrastrutture, a seconda della destinazione finale che si vorrà dare all’area.
In base ai risultati delle indagini pedologiche si procederà ad un adeguato riporto di terreno vegetale. Il suo reperimento non è facile ma, conoscendo per tempo l’esecuzione di opere di sterro che si realizzano nelle vicinanze, si potranno programmare i lavori di ri-porto in funzione della disponibilità del terreno vegetale da trasportare.
La scelta di specie vegetali va limitata ad un numero contenuto in quanto nel terreno di riporto che si utilizzerà per l’intervento naturalmente saranno presenti semi, rizomi e parti di piante che daranno origine a nuove piante, oltre alla naturale disseminazione anemofila e ornitofila che farà il resto.
Per le specie erbacee ci si deve orientare generalmente verso un miscuglio di graminacee, brassicacee e leguminose al fine di equilibrare l’intervento.
La presenza di scarpate potrà consentire l’impiego di gradonate vive, graticciate, gabbionate rinverdite, palificate vive aventi funzione di consolidamento.
Va esaminata la possibilità di poter utilizzare il sistema dell’idrosemina.
La piantagione delle specie vegetali dovrà essere realizzata in modo da garantire una copertura omogenea del sito concentrando la piantagione in alcuni punti a macchie, e lasciandole più rade in altre al fine di simulare una paesaggio naturale. Per quanto riguarda il primo aspetto, le specie sempreverdi si piantano in settembre-ottobre oppure in marzo-aprile, quelle decidue si pongono a dimora in inverno. Certamente l’ambiente in cui verrà realizzata la piantagione di arbusti è asciutto pertanto è opportuno intervenire in condizioni favorevoli di umidità del terreno.
Ministero dell’Ambiente