Anche “Le Strade” parlano del cantiere d’Ortona per RFI e Italferr
Nel numero 8-9 2023 la rivista “Le Strade” scriveva il seguente articolo:
LA NATURA SALVA SE’ STESSA
La sintesi del convegno “Tecniche di ingegneria della natura per la protezione di pendii naturali e artificiali” organizzato dal Cifi, con uno sguardo sul cantiere ferroviario di Ortona
Daniela Stasi
Infrastrutture e ambiente possono convivere. Avete letto bene, non c’è il punto di domanda, e la sua assenza non è un errore ortografico o un refuso. È la sintesi – ottimistica ma alquanto realistica – di quanto emerso al convegno a cui abbiamo partecipato lo scorso giugno, organizzato dal Cifi, Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani, con il contributo scientifico del Politecnico di Milano e di Prati Armati e con la partecipazione di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e Tecne. Già il ti tolo di per sé era portatore di nuove prospettive: “Tecniche di Ingegneria della natura per la protezione di pendii naturali e artificiali”‘, e in effetti l’obiettivo dell’incontro, che ha visto la partecipazione di oltre 700 persone, è stato pienamente centrato. Partiamo proprio dallo scopo: l’analisi dei problemi posti dall’erosione dei terreni e delle rocce e delle soluzioni più innovative per controllare la degradazione superficiale del suolo e le ripercussioni su dissesti più profondi. Il convegno è stato organizzato quindi come una giornata di studio in senso stretto, durante la quale sono state presentate diverse case history. Particolare attenzione è stata posta ai problemi energetici e di inquinamento In fase di impianto, alle problematiche di manutenzione, alla durabilità delle soluzioni, oltre ai rischi, alla rapidità di cantiere e alla successiva rinaturalizzazione. Insomma, un tema spiccatamente interdisciplinare ma anche decisamente attuale: I più recenti eventi metereologici hanno fatto emergere anche tra I non addetti ai lavori quanto sia prioritario occuparsi di prevenzione del dissesti idrogeologici.
Tema interdisciplinare
L’interdisciplinarità del convegno è emersa a più riprese durante la giornata. E non è un aspetto che deve passare in secondo piano: sempre di più, ambiti apparentemente lontani tra loro si contaminano di conoscenza, dando vita a progetti che massimizzano forze, risorse, esperienze, nei diversi campi coinvolti. Un concetto che ha evidenziato in apertura dei lavori anche il segretarlo generale del Cifi, Valerio Giovine: «Con questa iniziativa intendiamo affrontare i problemi relativi al degrado dei pendii, degrado dato da vari motivi, naturali, geologici, per eventi piovosi che determinano rischi di frane, dilavamento, e portano a una non consistenza di quelle che sono le caratteristiche tecniche iniziali del manufatto. L’Ingegneria della natura ha caratteristiche decisamente tecniche e scientifiche, il Cifi nelle sue missioni prevede quella di mantenere, e soprattutto di diffondere, la cultura ferroviaria ma anche la cultura dei trasporti, sia per la parte d’infrastrutture sia per la parte di servizi. Quindi siamo ben felici di essere tra i promotori di questo convegno perché questi aspetti tecnici legati all1nfrastruttura sono fondamentali per poter poi espletare l’esercizio diretto al sistema ferroviario”. Ha aggiunto, Inoltre: «È molto importante in questa fase poter sempre avere e ampliare le nostre conoscenze tecniche e ingegneristiche in tutti i settori che riguardano l’Ingegneria dei trasporti, perché alcuni tipi di applicazioni possono poi migrare da un ambito all’altro, quello ferroviario, quello stradale, anche eventualmente in quello relativo alle strutture idrauliche». Una migrazione di competenze che, nel caso specifico di quanto presentato, coinvolge anche il settore green, proprio per l’utilizzo nelle applicazioni Illustrate di componenti “verdi”. Un’Interdisciplinarità, dunque, che passa necessariamente dalla sostenibilità ambientale, che ha fatto da corollario all’intero evento.
Tecnologia antierosiva
Oltre a una parte sulle tecniche di stabilizzazione dei rilevati, illustrata da Claudio Di Prisco del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano, Il convegno è stato dedicato per lo più alla presentazione di soluzioni operative concrete. Nel dettaglio, ne sono state presentate tre: “Piante erbacee a radicazione profonda per il controllo dell’erosione” a cura di Caudio Zarotti, presidente di Prati Armati Srl, “un’applicazione ferroviaria a Santa Vittoria d’Alba”, in provincia di Cuneo, in Piemonte, descritta da Andrea De Micheli, Direzione Operativa Infrastrutture Territoriale Genova di RFI, e infine “un’applicazione stradale sulla A1 In Emilia Romagna” Illustrata da Daniele Mascellani, responsabile Ufficio Ingegneria Naturalistica e Ambientale di Tecne, Gruppo Autostrade per l’Italia. Mentre le ultime due case history sono state presentate brevemente, la prima è stata protagonista della giornata. Zarotti in particolare, nel suo intervento ha voluto focalizzare !’attenzione su una tecnologia totalmente naturale, rappresentata dalle piante erbacee perenni a radicazione profonda, rapida, sottile e resistente che costituiscono una soluzione ottimale dal punto di vista tecnico, ambientale, di consumo energetico, di installazione e per l’assenza di manutenzione, soprattutto se correttamente abbinate ad altre tecnologie di protezione dei versanti e scarpate. Le piante erbacee riescono infatti a germinare, svilupparsi e radicare in tempi brevi e a sopravvivere anche in condizioni pedoclimatiche e fitotossiche proibitive per la vegetazione tradizionale. La differenza con le piante arboree è evidente ed è data soprattutto alla rapidità di sviluppo dell’apparato radicale e alla velocità nella crescita. L’efficacia di questa tecnologia non è stata presentata solo a livello teorico ma anche e soprattutto tramite la puntuale descrizione di un intervento antierosivo e di naturalizzazione realizzato da Prati Armati Srl a Ortona, lungo la tratta ferroviaria Pescara-Bari: rinomata località turistica in provincia di Chieti, in Abruzzo, Ortona è stata appunto interessata dal cantiere per l’esecuzione del raddoppio della linea ferroviaria Pescara-Bari tra l’Ingresso Nord della sua stazione e la galleria “Cimitero”. La società era stata contattata da Italferr proprio per risolvere le problematiche occorse durante i lavori di scavo, quando si erano verificati numerosi eventi erosivi, scivolamenti del versanti e colate di fango. La situazione era talmente grave che si era reso necessario ricoprire I versanti stessi con teli di plastica per cercare d’1mpermeabìlizzare il più possibile la parte interessata, soprattutto le criticità legate all’erosione non consentivano l’avanzamento dei lavori. A novembre 2019, visto Il progredire della situazione emergenziale del cantiere, è stata eseguita la semina del Prati Armati® che, mediante la realizzazione di un giardino antierosivo a bordo mare, hanno risolto definitivamente il problema e hanno permesso di chiudere il progetto.
Rinaturalizzazione del cantiere
La semina dei Prati Armati® ha consentito, oltre al blocco dell’erosione, la realizzazione di opere di regimazione e captazione delle acque meteoriche e superficiali e la rinaturalizzazione del cantiere come previsto nel capitolati di RFI, committente del progetto, per un completo reinserimento paesaggistico nel contesto locale. Il lavoro svolto, In sintesi, non solo ha bloccato definitivamente l’erosione del cantiere ma lo ha anche riqualificato e posto tra le aree di evidente pregio naturalistico. Inoltre, oltre ai vantaggi già descritti, l’intervento, dopo quasi quattro anni dalla sua esecuzione, ha permesso anche di poter avere canalette e fossi dì guardia puliti e inerbiti senza necessità di manutenzione e un completo isolamento del versante dalle piogge. Da segnalare anche che la semina di particolari essenze fiorifere in accordo con gli apicoltori ha permesso il ritorno delle api e delle farfalle, mentre l’inserimento di specie azotofissatricì ha consentito di evitare concimazioni azotate, causa di eutrofizzazione e inquinamento. In conclusione, ecco qualche dato relativo agli aspetti energetici: da analisi messe a disposizione dall’azienda, le specie usate per I Prati Armati® possono immagazzinare fino a cinque volte l’anidride carbonica assorbita dalle più comuni piante erbacee impiegate negli inerbimenti tradizionali, contribuendo In questo modo ai crediti stabiliti dal Protocollo di Kyoto.